Cosa c'entra la "gastrite" con l'ingiustizia? Un attimo di pazienza e ve lo spiego.
Un po' di tempo fa ricevo una telefonata da una donna che voleva avere una consulenza di 5 Leggi Biologiche circa un problema di "gastrite" che l'aveva colpita nuovamente, volendo fare luce sulle cause di questo sintimo fastidioso.
La settimana dopo la richiesta di appuntamento, la donna si presenta in studio, F. B. di 45 anni destrimane e mi racconta di avere queste problematiche gastriche da tempo, e che saltuariamente, così come sparivano si ripresentavano. Nello specifico lamentava di aver avuto bruciore/dolore allo stomaco mentre stava partecipando ad una lezione di ginnastica in acqua (piscina), fastidio che le è durato per circa dieci minuti, fintanto che è uscita dall'acqua ed è andata nello spogliatoio.
Li ha accusato un senso di nausea con l'acidità che le "saliva alla gola", come dovesse vomitare ma ciò non è avvenuto e, gradualmente, il dolore allo stomaco si è ridotto fino a scomparire. Questo accesso doloroso improvviso lei non era in grado di spiegarselo e, incuriosita dalle 5LB, mi chiede di "tradurle biologicamente" in cosa si era imbattuta.
Per essere in grado di darle una risposta ed una spiegazione precisa del sintomo, le chiedo se mentre stava facendo la lezione le è capitato qualcosa in relazione al sentirsi di "dover subire ingiustamente" e lei mi dice che, sentendo molto caldo durante l'attività voleva far aprire una finestra adiacente alla zona vasca dove si trovava, ma la vicina di posto glielo ha impedito, rivolgendosi a lei in modo autoritario, dicendole di aver freddo!
Da quel momento la mia cliente ha iniziato a sentire il bruciore allo stomaco montare fino a farsi insopportabile.
Analizzando i fatti, alla luce delle 5LB, il sintomo del bruciore allo stomaco ("gastrite") si presenta immediatamente dopo l'aver vissuto una situazione d'ingiustizia (percepita da quella persona unica) nello specifico un "dover sottostare ingiustamente nel mio territorio", ed è dovuto all'ipersensibilità della mucosa di epitelio pavimentoso (a sensibilità interna) che tappezza la piccola curva dello stomaco, diretta dalla corteccia cerebrale, che s'innesca durante la fase attiva. L'uscita dalla vasca (che potremmo definire, in questo caso specifico, l'abbandono del territorio sede della disputa) le è stata sufficiente a sciogliere la fase attiva ed, entrando in PCLa, ad abbassare la sensibilità fino allo spegnersi del bruciore.
Domandando alla cliente se quella modalità autoritaria di risposta datale dalla vicina di vasca le avesse ricordato quacuno di casa sua, senza batter ciglio lei indica sua madre che, spesso in passato, quando abitavano ancora insieme le si rivolgeva in quel modo che lei definiva "autoritario" propinandole "ingiustizie" spesso e volentieri!
In questo caso posso affermare che la situazione vissuta in piscina da poco ha fatto da binario con la modalità impositiva della madre, ri-esasperando il sentito di "rancore nel territorio".
Questa breve descrizione del caso proposto non la si può definire esaustiva della trattazione completa dello stesso e di tutta la sintomatologia presentata dalla cliente (qui il resto); descrive l'attinenza del sintomo/etichetta ("gastrite") al senso d'ingiustizia vissuto dalla persona, secondo le 5 Leggi Biologiche.
Luca Bartolini
La biologia è la scienza che studia gli esseri viventi, i fenomeni della vita e le leggi che li governano (vivere); la dinamica è lo studio del movimento dei corpi in relazione alle cause che lo determinano (agire); l'integrare è il rendere completa una disciplina dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo attraverso l'aggiunta di elementi complementari (cooperare).
lunedì 28 ottobre 2019
mercoledì 16 ottobre 2019
Mini corso "Mal di schiena, mal di testa, dolori articolari e le 5 Leggi Biologiche"
Perché ci ammaliamo? Cos’è la malattia?
Conoscendo le 5 LEGGI BIOLOGICHE sarai in grado di trovare le risposte a queste domande.
Hai mal di testa? Ti fa male un ginocchio? Soffri di mal di schiena? Hai dolori alla cervicale?
Conosci le cause di questi malesseri e come risolverli? No?
Ci vediamo da SOAN, per cercare insieme una risposta alle tue domande
Docente:
Luca Bartolini
Kinesiologo, T. Cranio Sacrale, Consulente e Docente 5 Leggi Biologiche (Operatore olistico L.4/2013)
❗️Richiesta iscrizione ❗️
Info in privato contattare: Centro SOAN
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Conosci le cause di questi malesseri e come risolverli? No?
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Luca Bartolini
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martedì 15 ottobre 2019
Intervista al dottor Sergio Signori
Il Dott. Sergio Signori, medico olistico, omeopata e autore del libro Siamo guariti dal cancro – Testimonianze di libera guarigione (edito da Nuova Ipsa), vive a Vicenza. Si laurea in Medicina nel 1974 col massimo dei voti e lode, in seguito si specializza in Medicina Interna. Dopo aver lavorato per circa 20 anni in Ospedale sceglie la libera professione come medico olistico. In questo video ci parla dei contenuti del suo libro, uscito nel 2014. Il Dott. Sergio Signori raccoglie molte storie di persone guarite dal cancro in modo del tutto imprevisto e contro tutte le previsioni medico-scientifiche, e ci parla del concetto di malattia, di epigenetica, di psico-neuro-endocrino-immunologia, di omeopatia, del ruolo del medico e della difficoltà della medicina ufficiale di occuparsi di alcuni aspetti come l’elettrosmog e le geopatie, dell’importanza delle convinzioni della persona malata e afferma che “la guarigione è un potenziale intrinseco, individuale e contemporaneamente collettivo. L’attenzione va spostata dalla “malattia” alla Persona e alle sue potenzialità e connessioni col Tutto, comprendendo che cancro, linfomi, leucemie sono un processo che ha un senso e un messaggio”.
Fonte: terranuova888
lunedì 14 ottobre 2019
Il podista col mal di schiena: un approccio biologico integrato
foto: freepik
Se un giorno vi
si presenta in studio un cliente che lamenta dolore alla schiena e nutre una passione sfrenata per la corsa, ha senso
dirgli di stare fermo?
Vi racconto come
si è svolta la trattazione del caso in oggetto.
G. D. uomo di 45
anni con la passione per il podismo mi chiama chiedendomi un appuntamento per “risolvere” una situazione
di dolore persistente ormai da alcuni mesi che lui indica presente nella zona
lombare, ma percepito anteriormente alla colonna vertebrale.
Mi racconta che
questo fastidioso dolore lo coglie spesso durante la fase di allenamento e
soprattutto durante la competizione, in particolare sul finire della corsa, e
gli dura per alcuni giorni forte, poi allenta gradualmente. Mi riferisce che si è sottoposto a visita ortopedica e ad
analisi ed esami specifici, ha già fatto varie terapie senza ottenere né riscontri di cessazione del
dolore permanente né diagnosi di patologie specifiche.
Gli chiedo cosa
si aspetta da me ed insieme definiamo l’obiettivo minimo da raggiungere: ridurre
il dolore (nella scala da 0 a 10) da un livello 7 (nella sua percezione) a un
livello 3.
Gli propongo di
vederci 3 volte (1 a settimana) per poter raggiungere la meta prefissata e
passo alla valutazione dello stato presente in cui si trova G. verificando una
ipertensione dei muscoli psoas, in particolare il destro. Per avere questo riscontro
faccio un test dei muscoli in questione (Kinesiologia) trovando come correzione
dello squilibrio i punti neurolinfatici (riflessi di Chapman) specifici legati
a quel distretto neurologico, in particolare i punti anteriori che si trovano
bilateralmente due dita sopra e a lato dell’ombelico.
Dopo aver
stimolato i punti ed aver verificato il miglior funzionamento degli psoas col
test, passo ad un trattamento di Cranio Sacrale, nello specifico ad un
unwinding (srotolamento fasciale) delle gambe con particolare focalizzazione
sugli psoas, favorendone l’allentamento delle tensioni da postura antalgica.
Alla fine
del primo incontro ci congediamo e gli
dico di “aspettarsi di avere indolenzimento la sera stessa ed il giorno dopo”,
dandogli quindi un informazione (comunicazione strategica) che gli sposti l’attenzione
dalla “paura che gli faccia male” e quindi che “c’è qualcosa che non va nel mio corpo”, al fatto che è normale avere
indolenzimento/dolore dopo un sovraccarico in quanto è naturale e
biologicamente sensato (5 Leggi Biologiche) durante una “riparazione”
permettere ai tessuti coinvolti (muscoli, tendini, connettivo in questo caso) di
ristrutturarsi con i loro tempi fisiologici e con il giusto riposo.
Cosa intendo con
giusto riposo? E qui ritorno alla frase iniziale dell’ articolo: non ha senso,
ed è una delle cause di recidive locali (“Devo stare fermo, la mia schiena
non è a posto, non sono in grado di correre, …” – 5Leggi Biologiche), dire di stare assolutamente fermo a chi del
movimento ha fatto la sua passione!
Quindi la
comunicazione adeguata alla situazione è stata di fare tutto ciò che il
percepire dolore gli consentisse e di prendersi una pausa quando per lui fosse
stato troppo fastidioso (convalescenza costruttiva).
Tale indicazione
permette alla persona di stare con quello che la situazione presenta, uscendo
dalla paura legata al sentire dolore senza averne una motivazione chiara. Siccome in gioco c’è la percezione
soggettiva, il fatto di aver ricevuto indicazioni sulla dinamica di ciò che
stava succedendogli ed il poterne verificare la veridicità in tempo reale, gli
ha permesso di “spostare” il focus dal “Ho dolore, non va bene” a “Il dolore fa
parte del gioco” con l’effetto della riduzione dello stesso: dal circolo
vizioso alla virtuosità della natura biologica.
Lo vedo per
altre due volte, focalizzandomi su ciò che era presente il momento stesso e
agendo di conseguenza con le varie modalità descritte.
Alla fine del
terzo incontro l’obiettivo è stato raggiunto, con tanto di sorriso a 32 denti
da parte di G. che, naturalmente aveva ripreso appieno gli allenamenti e le
relative gare.
Questo vuol dire
che non avrà più ricadute o nuovi dolori? Ho la certezza che non sarà così; d'altronde
è un essere umano e, in quanto tale, soggetto come tutti noi a situazioni ed eventi
inaspettati e alla sua percezione del mondo.
In conclusione
voglio far notare che, l’agire attenendomi alla richiesta del cliente, mi ha
permesso di utilizzare efficacemente gli strumenti che ho a disposizione nel
mio bagaglio formativo ed esperienziale, integrandoli in modo fluido e naturale,
evitando approfondimenti emotivi “non richiesti” in quel momento dal cliente e
per questo inutili se non deleteri.
Luca Bartolini
Dolori e cronicità secondo le 5 Leggi Biologiche
Quante volte abbiamo avuto l’esperienza di un dolore ad un’articolazione, ad un muscolo, alla schiena, ad un arto, insomma all’apparato locomotore (o MUSCOLO SCHELETRICO), arrivato all’improvviso, senza nessun trauma fisico locale che ne giustificasse la logica presenza?
E quante volte, così com’è arrivato, inaspettatamente, così è sparito?
Oppure quante volte invece, nonostante avessimo messo in atto svariati tentativi di risolverlo (tecniche e terapie varie) non siamo stati capaci di levarcelo di torno anche per mesi?
E, quando ormai essendoci rassegnati alla cronicità del dolore/fastidio, dandone scontata la presenza come “sgradito compagno di viaggio”, avendo ri-orientato la nostra attenzione alle cose della quotidianità, ecco che misteriosamente, magicamente, in modo inaspettato, ci accorgiamo che il fastidio è scomparso, così come era arrivato, dimenticandoci di quando ha smesso di farsi sentire…
Come si spiega tutto questo?
LA MAPPA DELLE 5 LEGGI BIOLOGICHE
Conoscendo la “MAPPA” delle 5 LEGGI BIOLOGICHE ci possiamo orientare in
modo preciso su questo “TERRITORIO” che riguarda la struttura e la
funzione specifica dei tessuti dell’apparato muscolo scheletrico e
locomotore in genere (ossa, cartilagini, tendini, legamenti, muscoli
striati, vasi), i quali derivano dal foglietto embrionale medio
(MESODERMA) nel caso specifico dal tessuto originario MESODERMA RECENTE diretto dalla sostanza bianca.
L’osservazione del dottor Hamer ha permesso di verificare come questo tipo di tessuti risponda ad un evento inaspettato (SHOCK BIOLOGICO) che, nella percezione del mondo di quella PERSONA UNICA, riguarda il vissuto di non sentirsi in grado di... fare, agire… in relazione a qualcuno e/o qualcosa coinvolto da quell’evento: per il nostro organismo questa è un’emergenza.
Sensatamente, il corpo metterà in atto IMMEDIATAMENTE su tre livelli contemporaneamente (emotivo/comportamentale – cerebrale – organico) una risposta di FISIOLOGIA STRAORDINARIA con iniziale RIDUZIONE GRADUALE DI FUNZIONE di cui non ci si accorge e, se la percezione rimane focalizzata su quella specifica “allerta”, allora si attuerà anche una RIDUZIONE DEL/DEI TESSUTO/I coinvolti (necrosi) che col passare del tempo si potrà notare (es. atrofia dei muscoli), senza manifestare dolore o risentimento.
Dal momento che la persona si “mette l’animo in pace” rispetto alla sua percezione dell’accaduto o riesce ad essere capace di agire per uscire dall’impasse di quella situazione, ecco che inaspettatamente e senza nessun apparente nesso logico e causale, nell’ignoranza di questo meccanismo automatico di “funzionamento straordinario”, arriva il dolore, lasciando il malcapitato esterrefatto ed impaurito (“Che avrò?...sarà grave?...”) che non riesce a capacitarsi di questo “fulmine a ciel sereno”.
L’osservazione del dottor Hamer ha permesso di verificare come questo tipo di tessuti risponda ad un evento inaspettato (SHOCK BIOLOGICO) che, nella percezione del mondo di quella PERSONA UNICA, riguarda il vissuto di non sentirsi in grado di... fare, agire… in relazione a qualcuno e/o qualcosa coinvolto da quell’evento: per il nostro organismo questa è un’emergenza.
Sensatamente, il corpo metterà in atto IMMEDIATAMENTE su tre livelli contemporaneamente (emotivo/comportamentale – cerebrale – organico) una risposta di FISIOLOGIA STRAORDINARIA con iniziale RIDUZIONE GRADUALE DI FUNZIONE di cui non ci si accorge e, se la percezione rimane focalizzata su quella specifica “allerta”, allora si attuerà anche una RIDUZIONE DEL/DEI TESSUTO/I coinvolti (necrosi) che col passare del tempo si potrà notare (es. atrofia dei muscoli), senza manifestare dolore o risentimento.
Dal momento che la persona si “mette l’animo in pace” rispetto alla sua percezione dell’accaduto o riesce ad essere capace di agire per uscire dall’impasse di quella situazione, ecco che inaspettatamente e senza nessun apparente nesso logico e causale, nell’ignoranza di questo meccanismo automatico di “funzionamento straordinario”, arriva il dolore, lasciando il malcapitato esterrefatto ed impaurito (“Che avrò?...sarà grave?...”) che non riesce a capacitarsi di questo “fulmine a ciel sereno”.
L'ORIGINE DEL DOLORE
Da cosa sprigiona l’improvviso e di solito invalidante dolore?Essendoci stata una riduzione del tessuto (necrosi) nella fase di “emergenza” (FASE ATTIVA), sensatamente ci sarà una RIPARAZIONE (fase di soluzione dello shock) della zona coinvolta con leggera eccedenza: quella zona sarà più spessa e resistente di prima, vista l’esperienza fatta (es. callo osseo nella riparazione della frattura ossea).
Per fare accedere nuove cellule specifiche di ricostruzione in quella zona l’organismo attiva lì un’accelerazione del metabolismo (infiammazione come effetto di questo utile processo riparativo) ed un’espansione/scollamento della capsula di rivestimento dei tessuti (es. periostio) che essendo questa innervata dalla corteccia cerebrale post-sensoria, produce dolore (sensatamente finalizzato al riposo: c’è una riparazione in atto).
Poi, a seconda di quanto EDEMA (trattenimento dei liquidi, che è naturalmente aumentato in questa fase riparatoria) è presente in quei tessuti, ci sarà un maggiore stiramento/gonfiore che amplificherà l’intensità del dolore.
Questo è il motivo dell’insorgenza del dolore in quella parte (verificabile da chiunque in scienza e coscienza) anche in assenza di un trauma fisico.
Il fatto che la persona, ignara di quanto descritto fin qui, viva l’angoscia del non sapere cosa le stia accadendo, quanto più entra in ansia ed apprensione per il fastidio/dolore e ci porta continuamente attenzione, tanto più determina il cronicizzarsi del problema perché, nella sua percezione quella parte del suo corpo “non è a posto” e “M’impedisce di essere in grado di muovermi, di fare, di agire…”.
RECIDIVE E CRONICITÀ
Ecco in atto il “CIRCOLO VIZIOSO” che diventa un problema di RECIDIVA
LOCALE, cioè mantenuto dal sentire il dolore e viverlo come limitazione,
come “sentirsi ammalato” senza sapere perché, e prolungando di molto i
fisiologici tempi di recupero (CRONICITÀ).Conoscendo come si muove il nostro organismo a seconda della nostra percezione, cioè del modo di come vediamo il mondo e come ci relazioniamo ad esso, e verificando nella nostra quotidianità QUANTO DI QUELLO CHE VIVIAMO (come lo “sentiamo”) DETERMINA COME IL NOSTRO ORGANISMO RISPONDE, allora, anziché farci affliggere ed impaurire da ciò che il corpo manifesta, possiamo cogliere l’occasione di conoscerci veramente, facendo tesoro dell’esperienza vissuta, permettendoci di mettere in atto quello spostamento pratico, quel “fare qualcosa di diverso” in relazione a quella situazione, ed entrando in simbiosi con le nostre emozioni, osservare cosa produce, il tutto condito con pizzico di sana curiosità.
D'altronde, quanti maestri, saggi, autori hanno indicato che lo scopo della vita è conoscere chi siamo.
Luca Bartolini
Cranio Sacrale e memorie fasciali
Conosci il Cranio Sacrale? Hai sentito parlare di postura
antalgica? Sai cosa sono le memorie fasciali e come permettere il loro
rilascio? Buona lettura…
Quando il nostro organismo è impegnato nel mantenimento di una risposta
adattativa a situazioni che richiedono il massiccio impiego di contrazioni
muscolari (tensioni emotive, dolore fisico, “riparazioni tessutali in atto”),
in quella zona coinvolta si crea quella POSTURA ANTALGICA che, come il termine
fa intuire, sarebbe finalizzata ad impedire alla persona di sentire quel dolore
nel breve periodo, nel tentativo da parte dell’organismo di proseguire
indisturbato il lavoro di ripristino dei tessuti coinvolti.
Ma, col perdurare dello stimolo doloroso, al passare del tempo
s’innesca quella condizione che tecnicamente viene chiamata MEMORIA FASCIALE
(memoria neuro-muscolo-connettivale).
Nell’osservazione CRANIO SACRALE, attraverso l’ascolto della fluidità
dei tessuti, siamo in grado di percepire quanto appena descritto come un
insieme di “perturbazioni” e limitazioni di questa fluidità: chiamiamo questa
condizione LESIONE ENERGETICA.
In che modo l’insieme dei tessuti mantiene questo tipo di lesioni? Se
proviamo ad immaginare il complesso del nostro organismo come una sorta di
PLASMA che assume densità maggiori o minori a seconda della concentrazione di
ENERGIA ELETTROMAGNETICA, possiamo intenderlo come un FLUIDO in cui le cellule
galleggiano.
Nel tentativo di evitare il fastidio percepito, il nostro corpo si
“arrotola” su se stesso mantenendo atteggiamenti difensivi, posture antalgiche,
che possiamo quindi considerare come ADDENSAMENTO dell’energia in quelle aree
coinvolte dal problema.
Attraverso l’utilizzo RAFFINATO dei nostri sensi siamo in grado di
sentire, oltre che percepire queste limitazioni del fluire in quelle aree
precise e definite.
Cosa s’intende per uso raffinato dei nostri sensi? Noi siamo abituati a
considerare tali sensi in modo esclusivamente fisico; in realtà è un’idea limitante.
Concetti quali “visione intuitiva”, preveggenza, e simili, sono
espressione della nostra capacità di percepire la realtà su DIMENSIONI
DIFFERENTI, che non considerano solo il mondo fisico.
Ognuno, in qualche occasione nella sua vita, può riconoscere di aver
avuto una percezione, di aver sentito una voce, di aver avuto un’intuizione di
qualcosa che stava per accadere, aldilà dello “standard” chiamato realtà.
Allo stesso modo il nostro SENSO DEL TATTO può essere ampliato,
amplificato fino a percepire sensazioni più sottili: questo ci permette di
essere in grado di percepire questi campi elettromagnetici.
Nella nostra società civilizzata è difficile andare oltre lo “spettro
del visibile”: attraverso l’educazione la nostra mente viene condizionata a
farci credere solo a ciò che è “vero” o meglio identificabile in un linguaggio
comune riconosciuto.
La capacità di percepire i campi elettromagnetici ci è data nel momento
che usciamo dal limite comune del senso del tatto allargando i nostri orizzonti
al sentire le differenze di densità, percependole, tra i vari tessuti presi in
esame: per poter fare questo è indispensabile, oltre alla sensibilità
raffinata, un’adeguata conoscenza anatomica e fisiologica.
Sapete qual è la condizione essenziale per questo tipo di approccio al
Cranio Sacrale? L’INATTIVITA’!
La capacità di entrare in ascolto totale, lasciando che le cose
avvengano, vuol dire essere continuamente all’ascolto di micro-variazioni
elettromagnetiche e, ad ogni variazione, continuare a mantenere questo contatto
totale, oltre che con le mani sull’area trattata, con un atteggiamento mentale
di PASSIVITA’ VIGILE che si può riassumere così: fare da testimone di ciò che
sta accadendo, con la massima attenzione, senza “inquinare la scena del
crimine”, rimanendo al proprio posto permettendo all’organismo di fare la sua
mossa nel modo e tempo necessario.
Questa condizione permette alla persona di liberare quelle tensioni
emotive non elaborate, della quale la postura antalgica/memoria fasciale è il
risultato espressivo impresso nel corpo, favorendo una nuova circolazione di
energia determinante un cambiamento percettivo su più livelli (emotivo,
mentale, fisico) favorente il rilascio delle memorie fasciali, uscendo dal
circolo vizioso, aprendosi al circolo virtuoso della vita.
Luca Bartolini
La mente "socioculturale" (seconda parte)
o
FISIOLOGIA
ORDINARIA E STRAORDINARIA
Immagine creata da Mauro Sartorio
Al sopraggiungere di un evento
inaspettato (shock biologico), che coglie il malcapitato in
contropiede, definito DHS dal dottor Hamer, l’organismo
attiva una risposta adattativa finalizzata a garantirsi la sopravvivenza, che coinvolge immediatamente ed
in contemporanea i tre livelli: emotivo – cerebrale – organico, innescando la fisiologia
straordinaria adeguata
a far fronte alla situazione d’emergenza creatasi. Il punto fondamentale da
tenere presente è che questa reazione è innescata dalla percezione di quella persona unica (con i
suoi imprinting) in relazione a quell’evento.
Quindi, l’evento in sé non è causale.
Da quell’istante siamo nella fase
attiva dove ci
sarà una prevalenza di simpaticotonia con i relativi effetti (la
persona dorme poco e/o si sveglia all’una di notte e non riesce a
riaddormentarsi se non dopo l’alba; pensieri ricorrenti alla situazione in cui
si è venuta a trovare; iper allerta) con il sensato tentativo dell’organismo di
risolvere quanto prima la situazione di “emergenza”.
In questo stato di allarme siamo
dominati da pensieri e ripetizioni emotive che crediamo siano “normali” e non
relativi ad uno stato di allerta. Si crea un circolo dove la realtà
non la vedo, o meglio la vedo attraverso delle lenti che la trasformano e la
rendono accettabile, ma che mi tengono lontano dalle emozioni e quindi mi danno
l'alibi che mi nega la possibilità di
cambiare e di “spostarmi”.
Inaspettatamente, così come è
arrivata la DHS, altrettanto inaspettatamente arriverà la soluzione dello shock biologico con la sua
prima parte, la PCLa, caratterizzata dall’accumulo di liquidi (fase
edematosa) nelle aree
coinvolte (cerebrali ed organiche) dalla sensata risposta alla DHS (shock
biologico), con l’effetto di una sintomatologia molto intensa.In questa fase troviamo i dolori
più fastidiosi, la febbre, mancanza di appetito e di sete, si riposa male, ecc…
Al sopraggiungere della fase
chiamata CE (crisi epilettoide) avremo il rilascio dei liquidi dagli edemi: grandi sudate notturne,
minzioni abbondanti sono la conferma che stiamo entrando nella seconda parte
della soluzione, la PCLB. Questa è la fase cicatriziale della soluzione dove la
sintomatologia va migliorando decisamente col passare delle ore, le funzioni
tendono alla normalizzazione ed i tessuti coinvolti vanno cicatrizzando il
“rimaneggiamento” dovuto alla sensata risposta dell’organismo allo shock biologico.
Da qui si passa poi, a fine
lavoro, alla normotonia ritrovata, che si differenzia rispetto alla
condizione prima della DHS per due fatti: le cicatrici presenti nei tessuti del
corpo e l’esperienza fatta, che “dovrebbe servire ad imparare la lezione”.
Alla fine del
processo riparativo della fase di soluzione a seguito dello shock biologico, essendo usciti dai diffusi circoli viziosi
dovuti al “non sentirsi ancora bene”, ecco presentarsi il momento giusto per
mettersi a tavolino ed andare a vedere/scoprire qual è “lo spigolo dove ho
battuto” (DHS), magari per l’ennesima volta: questo mi permette (se sono
veramente disposto) di fare quello spostamento dalla “solita traiettoria”
infausta ed uscire dalle recidive, che spesso determinano il cronicizzarsi del
problema.
Ricordo e sottolineo
che un evento inaspettato non può essere “previsto” e che la vita ce ne
presenta spesso; il fatto di individuare con precisione, verificabile da tutti,
in che “cosa sono inciampato” è di un’importanza capitale: mi permette di
uscire dalla posizione di vittima inconsapevole
(“non ci posso fare nulla”, “sono sfortunato”) e soprattutto uscire dalla paura
che genera il “senso della malattia” così come ci viene trasmesso
quotidianamente.
Luca Bartolini
La mente "socioculturale"
Fonte: https://it.rhadrix.it/la-maschera-di-un-attore/
La mente "socioculturale" nasce dalla contraddizione tra ciò che viene chiamata anima (essere/essenziale – espressione - emozione) e la personalità (essere culturale/civile – divieto/limitazione - imprinting).
o
Emozione cosa significa?
L'etimologia della parola emozione è da ricondursi
al latino emovère (ex = fuori + movere = muovere) letteralmente portare fuori,
smuovere, in senso più lato, scuotere, agitare. Per cui l'emozione, altro non è
se non un'agitazione, uno scuotimento, una vibrazione dell'anima...è l’esprimere (dinamica).
o
Imprinting cosa significa?
"Voce inglese, propriamente 'impressione,
stampa', derivato di (to) imprint ‘stampare,
imprimere’. Il termine descrive la
fissazione di un istinto innato su un determinato soggetto ed indica perciò un
fenomeno ben preciso e limitato" (statica).
L’imprinting, quindi, si rifà all’imprimere, ovvero al fissarsi in
maniera indelebile, e si riferisce non ad un apprendimento generico o ad un
carattere distintivo, ma a ciò che viene acquisito in maniera irreversibile ed inconsapevole nelle primissime ore di vita o comunque in un’età molto precoce,
e che successivamente non potrà più essere recepito.
Da qui inizia la "propria visione del mondo" (percezione) che, insieme agli apprendimenti
socio-culturali, determina come "vivo le situazioni che la vita mi
presenta". Le mie "credenze" determinano, in buona parte, ciò
che per me è "vero" oppure no (anche riguardo alla
"malattia").
Come s’instaura questa dicotomia
tra anima e personalità?
La persona inizia quindi a reagire in
modo inconsapevole, vivendo prevalentemente una vita non in linea con la sua essenza
che, non ascoltata e inespressa direttamente, troverà modo di farsi sentire
attraverso un malessere che, anch’esso inascoltato, sfocerà in sintomi e/o
malanni fisici che determinano un brusco risveglio alla realtà. A volte può
essere di utilità questo “fulmine a ciel sereno” e stimolo a prendersi uno
spazio per permettersi di dare ascolto a ciò che “bolle in pentola” e
riprendere la strada verso l’essere che è in sé.
Purtroppo, molto più diffusamente,
quando si manifesta un disagio fisico, “la malattia”, è facile intraprendere
una strada, infarcita dalla paura, che non solo allontana ancora di più la
persona dalla sua essenza, ma spesso diventa un circolo vizioso di continue
recidive che risulta peggiorativo della qualità di vita e può prendere la china
verso il baratro, senza che l’interessato se ne capaciti, nell’ignoranza di
questi meccanismi umani di funzionamento.
Cosa ci permette di uscire dalla
paura della paura?
Conoscere cosa succede nel nostro
organismo!
(fine prima parte)
Luca Bartolini
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