lunedì 28 ottobre 2019

Gastrite e ingiustizia

Cosa c'entra la "gastrite" con l'ingiustizia? Un attimo di pazienza e ve lo spiego.

Un po' di tempo fa ricevo una telefonata da una donna che voleva avere una consulenza di 5 Leggi Biologiche circa un problema di "gastrite" che l'aveva colpita nuovamente, volendo fare luce sulle cause di questo sintimo fastidioso.

La settimana dopo la richiesta di appuntamento, la donna si presenta in studio, F. B. di 45 anni destrimane e mi racconta di avere queste problematiche gastriche da tempo, e che saltuariamente, così come sparivano si ripresentavano. Nello specifico lamentava di aver avuto bruciore/dolore allo stomaco mentre stava partecipando ad una lezione di ginnastica in acqua (piscina), fastidio che le è durato per circa dieci minuti, fintanto che è uscita dall'acqua ed è andata nello spogliatoio.

Li ha accusato un senso di nausea con l'acidità che le "saliva alla gola", come dovesse vomitare ma ciò non è avvenuto e, gradualmente, il dolore allo stomaco si è ridotto fino a scomparire. Questo accesso doloroso improvviso lei non era in grado di spiegarselo e, incuriosita dalle 5LB, mi chiede di "tradurle biologicamente" in cosa si era imbattuta.

Per essere in grado di darle una risposta ed una spiegazione precisa del sintomo, le chiedo se mentre stava facendo la lezione le è capitato qualcosa in relazione al sentirsi di "dover subire ingiustamente" e lei mi dice che, sentendo molto caldo durante l'attività voleva far aprire una finestra adiacente alla zona vasca dove si trovava, ma la vicina di posto glielo ha impedito, rivolgendosi a lei in modo autoritario, dicendole di aver freddo!

Da quel momento la mia cliente ha iniziato a sentire il bruciore allo stomaco montare fino a farsi insopportabile.

Analizzando i fatti, alla luce delle 5LB, il sintomo del bruciore allo stomaco ("gastrite") si presenta immediatamente dopo l'aver vissuto una situazione d'ingiustizia (percepita da quella persona unica) nello specifico un "dover sottostare ingiustamente nel mio territorio", ed è dovuto all'ipersensibilità della mucosa di epitelio pavimentoso (a sensibilità interna) che tappezza la piccola curva dello stomaco, diretta dalla corteccia cerebrale, che s'innesca durante la fase attiva. L'uscita dalla vasca (che potremmo definire, in questo caso specifico, l'abbandono del territorio sede della disputa) le è stata sufficiente a sciogliere la fase attiva ed, entrando in PCLa, ad abbassare la sensibilità fino allo spegnersi del bruciore.

Domandando alla cliente se quella modalità autoritaria di risposta datale dalla vicina di vasca le avesse ricordato quacuno di casa sua, senza batter ciglio lei indica sua madre che, spesso in passato, quando abitavano ancora insieme le si rivolgeva in quel modo che lei definiva "autoritario" propinandole "ingiustizie" spesso e volentieri!
In questo caso posso affermare che la situazione vissuta in piscina da poco ha fatto da binario con la modalità impositiva della madre, ri-esasperando il sentito di "rancore nel territorio".

Questa breve descrizione del caso proposto non la si può definire esaustiva della trattazione completa dello stesso e di tutta la sintomatologia presentata dalla cliente (qui il resto); descrive l'attinenza del sintomo/etichetta ("gastrite") al senso d'ingiustizia vissuto dalla persona, secondo le 5 Leggi Biologiche.

Luca Bartolini

mercoledì 16 ottobre 2019

Mini corso "Mal di schiena, mal di testa, dolori articolari e le 5 Leggi Biologiche"

Perché ci ammaliamo? Cos’è la malattia?
Conoscendo le 5 LEGGI BIOLOGICHE sarai in grado di trovare le risposte a queste domande.

Hai mal di testa? Ti fa male un ginocchio? Soffri di mal di schiena? Hai dolori alla cervicale?
Conosci le cause di questi malesseri e come risolverli? No?
Ci vediamo da SOAN, per cercare insieme una risposta alle tue domande

Docente:
Luca Bartolini
Kinesiologo, T. Cranio Sacrale, Consulente e Docente 5 Leggi Biologiche (Operatore olistico L.4/2013)

❗️Richiesta iscrizione ❗️

Info in privato contattare:
Centro SOAN

 

martedì 15 ottobre 2019

Intervista al dottor Sergio Signori


Il Dott. Sergio Signori, medico olistico, omeopata e autore del libro Siamo guariti dal cancro – Testimonianze di libera guarigione (edito da Nuova Ipsa), vive a Vicenza. Si laurea in Medicina nel 1974 col massimo dei voti e lode, in seguito si specializza in Medicina Interna. Dopo aver lavorato per circa 20 anni in Ospedale sceglie la libera professione come medico olistico. In questo video ci parla dei contenuti del suo libro, uscito nel 2014. Il Dott. Sergio Signori raccoglie molte storie di persone guarite dal cancro in modo del tutto imprevisto e contro tutte le previsioni medico-scientifiche, e ci parla del concetto di malattia, di epigenetica, di psico-neuro-endocrino-immunologia, di omeopatia, del ruolo del medico e della difficoltà della medicina ufficiale di occuparsi di alcuni aspetti come l’elettrosmog e le geopatie, dell’importanza delle convinzioni della persona malata e afferma che “la guarigione è un potenziale intrinseco, individuale e contemporaneamente collettivo. L’attenzione va spostata dalla “malattia” alla Persona e alle sue potenzialità e connessioni col Tutto, comprendendo che cancro, linfomi, leucemie sono un processo che ha un senso e un messaggio”.

Fonte: terranuova888 

lunedì 14 ottobre 2019

Il podista col mal di schiena: un approccio biologico integrato


foto: freepik

Se un giorno vi si presenta in studio un cliente che lamenta dolore alla schiena e nutre una  passione sfrenata per la corsa, ha senso dirgli di stare fermo?

Vi racconto come si è svolta la trattazione del caso in oggetto.
G. D. uomo di 45 anni con la passione per il podismo mi chiama chiedendomi  un appuntamento per “risolvere” una situazione di dolore persistente ormai da alcuni mesi che lui indica presente nella zona lombare, ma percepito anteriormente alla colonna vertebrale.

Mi racconta che questo fastidioso dolore lo coglie spesso durante la fase di allenamento e soprattutto durante la competizione, in particolare sul finire della corsa, e gli dura per alcuni giorni forte, poi allenta gradualmente. Mi riferisce che  si è sottoposto a visita ortopedica e ad analisi ed esami specifici, ha già fatto varie terapie  senza ottenere né riscontri di cessazione del dolore permanente né diagnosi di patologie specifiche.

Gli chiedo cosa si aspetta da me ed insieme definiamo l’obiettivo minimo da raggiungere: ridurre il dolore (nella scala da 0 a 10) da un livello 7 (nella sua percezione) a un livello 3.

Gli propongo di vederci 3 volte (1 a settimana) per poter raggiungere la meta prefissata e passo alla valutazione dello stato presente in cui si trova G. verificando una ipertensione dei muscoli psoas, in particolare il destro. Per avere questo riscontro faccio un test dei muscoli in questione (Kinesiologia) trovando come correzione dello squilibrio i punti neurolinfatici (riflessi di Chapman) specifici legati a quel distretto neurologico, in particolare i punti anteriori che si trovano bilateralmente due dita sopra e a lato dell’ombelico. 

Dopo aver stimolato i punti ed aver verificato il miglior funzionamento degli psoas col test, passo ad un trattamento di Cranio Sacrale, nello specifico ad un unwinding (srotolamento fasciale) delle gambe con particolare focalizzazione sugli psoas, favorendone l’allentamento delle tensioni da postura antalgica.

Alla fine del  primo incontro ci congediamo e gli dico di “aspettarsi di avere indolenzimento la sera stessa ed il giorno dopo”, dandogli quindi un informazione (comunicazione strategica) che gli sposti l’attenzione dalla “paura che gli faccia male” e quindi che “c’è qualcosa che non va nel mio corpo”, al fatto che è normale avere indolenzimento/dolore dopo un sovraccarico in quanto è naturale e biologicamente sensato (5 Leggi Biologiche) durante una “riparazione” permettere ai tessuti coinvolti (muscoli, tendini, connettivo in questo caso) di ristrutturarsi con i loro tempi fisiologici e con il giusto riposo.

Cosa intendo con giusto riposo? E qui ritorno alla frase iniziale dell’ articolo: non ha senso, ed è una delle cause di recidive locali (“Devo stare fermo, la mia schiena non è a posto, non sono in grado di correre, …” – 5Leggi Biologiche), dire di stare assolutamente fermo a chi del movimento ha fatto la sua passione! 

Quindi la comunicazione adeguata alla situazione è stata di fare tutto ciò che il percepire dolore gli consentisse e di prendersi una pausa quando per lui fosse stato troppo fastidioso (convalescenza costruttiva). 

Tale indicazione permette alla persona di stare con quello che la situazione presenta, uscendo dalla paura legata al sentire dolore senza averne una motivazione  chiara. Siccome in gioco c’è la percezione soggettiva, il fatto di aver ricevuto indicazioni sulla dinamica di ciò che stava succedendogli ed il poterne verificare la veridicità in tempo reale, gli ha permesso di “spostare” il focus dal “Ho dolore, non va bene” a “Il dolore fa parte del gioco” con l’effetto della riduzione dello stesso: dal circolo vizioso alla virtuosità della natura biologica.

Lo vedo per altre due volte, focalizzandomi su ciò che era presente il momento stesso e agendo di conseguenza con le varie modalità descritte.

Alla fine del terzo incontro l’obiettivo è stato raggiunto, con tanto di sorriso a 32 denti da parte di G. che, naturalmente aveva ripreso appieno gli allenamenti e le relative gare.

Questo vuol dire che non avrà più ricadute o nuovi dolori? Ho la certezza che non sarà così; d'altronde è un essere umano e, in quanto tale, soggetto come tutti noi a situazioni ed eventi inaspettati e alla sua percezione del mondo.

In conclusione voglio far notare che, l’agire attenendomi alla richiesta del cliente, mi ha permesso di utilizzare efficacemente gli strumenti che ho a disposizione nel mio bagaglio formativo ed esperienziale, integrandoli in modo fluido e naturale, evitando approfondimenti emotivi “non richiesti” in quel momento dal cliente e per questo inutili se non deleteri.

Luca Bartolini

Dolori e cronicità secondo le 5 Leggi Biologiche








Quante volte abbiamo avuto l’esperienza di un dolore ad un’articolazione, ad un muscolo, alla schiena, ad un arto, insomma all’apparato locomotore (o MUSCOLO SCHELETRICO), arrivato all’improvviso, senza nessun trauma fisico locale che ne giustificasse la logica presenza?

E quante volte, così com’è arrivato, inaspettatamente, così è sparito?

Oppure quante volte invece, nonostante avessimo messo in atto svariati tentativi di risolverlo (tecniche e terapie varie) non siamo stati capaci di levarcelo di torno anche per mesi?

E, quando ormai essendoci rassegnati alla cronicità del dolore/fastidio, dandone scontata la presenza come “sgradito compagno di viaggio”, avendo ri-orientato la nostra attenzione alle cose della quotidianità, ecco che misteriosamente, magicamente, in modo inaspettato, ci accorgiamo che il fastidio è scomparso, così come era arrivato, dimenticandoci di quando ha smesso di farsi sentire…


Come si spiega tutto questo?

LA MAPPA DELLE 5 LEGGI BIOLOGICHE

Conoscendo la “MAPPA” delle 5 LEGGI BIOLOGICHE ci possiamo orientare in modo preciso su questo “TERRITORIO” che riguarda la struttura e la funzione specifica dei tessuti dell’apparato muscolo scheletrico e locomotore in genere (ossa, cartilagini, tendini, legamenti, muscoli striati, vasi), i quali derivano dal foglietto embrionale medio (MESODERMA) nel caso specifico dal tessuto originario MESODERMA RECENTE diretto dalla sostanza bianca.

L’osservazione del dottor Hamer ha permesso di verificare come questo tipo di tessuti risponda ad un evento inaspettato (SHOCK BIOLOGICO) che, nella percezione del mondo di quella PERSONA UNICA, riguarda il vissuto di non sentirsi in grado di... fare, agire… in relazione a qualcuno e/o qualcosa coinvolto da quell’evento: per il nostro organismo questa è un’emergenza.

Sensatamente, il corpo metterà in atto IMMEDIATAMENTE su tre livelli contemporaneamente (emotivo/comportamentale – cerebrale – organico) una risposta di FISIOLOGIA STRAORDINARIA con iniziale RIDUZIONE GRADUALE DI FUNZIONE di cui non ci si accorge e, se la percezione rimane focalizzata su quella specifica “allerta”, allora si attuerà anche una RIDUZIONE DEL/DEI TESSUTO/I coinvolti (necrosi) che col passare del tempo si potrà notare (es. atrofia dei muscoli), senza manifestare dolore o risentimento.

Dal momento che la persona si “mette l’animo in pace” rispetto alla sua percezione dell’accaduto o riesce ad essere capace di agire per uscire dall’impasse di quella situazione, ecco che inaspettatamente e senza nessun apparente nesso logico e causale, nell’ignoranza di questo meccanismo automatico di “funzionamento straordinario”, arriva il dolore, lasciando il malcapitato esterrefatto ed impaurito (“Che avrò?...sarà grave?...”) che non riesce a capacitarsi di questo “fulmine a ciel sereno”.

L'ORIGINE DEL DOLORE
Da cosa sprigiona l’improvviso e di solito invalidante dolore?
Essendoci stata una riduzione del tessuto (necrosi) nella fase di “emergenza” (FASE ATTIVA), sensatamente ci sarà una RIPARAZIONE (fase di soluzione dello shock) della zona coinvolta con leggera eccedenza: quella zona sarà più spessa e resistente di prima, vista l’esperienza fatta (es. callo osseo nella riparazione della frattura ossea).

Per fare accedere nuove cellule specifiche di ricostruzione in quella zona l’organismo attiva lì un’accelerazione del metabolismo (infiammazione come effetto di questo utile processo riparativo) ed un’espansione/scollamento della capsula di rivestimento dei tessuti (es. periostio) che essendo questa innervata dalla corteccia cerebrale post-sensoria, produce dolore (sensatamente finalizzato al riposo: c’è una riparazione in atto).

Poi, a seconda di quanto EDEMA (trattenimento dei liquidi, che è naturalmente aumentato in questa fase riparatoria) è presente in quei tessuti, ci sarà un maggiore stiramento/gonfiore che amplificherà l’intensità del dolore.
Questo è il motivo dell’insorgenza del dolore in quella parte (verificabile da chiunque in scienza e coscienza) anche in assenza di un trauma fisico.

Il fatto che la persona, ignara di quanto descritto fin qui, viva l’angoscia del non sapere cosa le stia accadendo, quanto più entra in ansia ed apprensione per il fastidio/dolore e ci porta continuamente attenzione, tanto più determina il cronicizzarsi del problema perché, nella sua percezione quella parte del suo corpo “non è a posto” e “M’impedisce di essere in grado di muovermi, di fare, di agire…”.


RECIDIVE E CRONICITÀ
Ecco in atto il “CIRCOLO VIZIOSO” che diventa un problema di RECIDIVA LOCALE, cioè mantenuto dal sentire il dolore e viverlo come limitazione, come “sentirsi ammalato” senza sapere perché, e prolungando di molto i fisiologici tempi di recupero (CRONICITÀ).

Conoscendo come si muove il nostro organismo a seconda della nostra percezione, cioè del modo di come vediamo il mondo e come ci relazioniamo ad esso, e verificando nella nostra quotidianità QUANTO DI QUELLO CHE VIVIAMO (come lo “sentiamo”) DETERMINA COME IL NOSTRO ORGANISMO RISPONDE, allora, anziché farci affliggere ed impaurire da ciò che il corpo manifesta, possiamo cogliere l’occasione di conoscerci veramente, facendo tesoro dell’esperienza vissuta, permettendoci di mettere in atto quello spostamento pratico, quel “fare qualcosa di diverso” in relazione a quella situazione, ed entrando in simbiosi con le nostre emozioni, osservare cosa produce, il tutto condito con pizzico di sana curiosità.

D'altronde, quanti maestri, saggi, autori hanno indicato che lo scopo della vita è conoscere chi siamo.




Luca Bartolini

Cranio Sacrale e memorie fasciali

Conosci il Cranio Sacrale? Hai sentito parlare di postura antalgica? Sai cosa sono le memorie fasciali e come permettere il loro rilascio? Buona lettura…





Quando il nostro organismo è impegnato nel mantenimento di una risposta adattativa a situazioni che richiedono il massiccio impiego di contrazioni muscolari (tensioni emotive, dolore fisico, “riparazioni tessutali in atto”), in quella zona coinvolta si crea quella POSTURA ANTALGICA che, come il termine fa intuire, sarebbe finalizzata ad impedire alla persona di sentire quel dolore nel breve periodo, nel tentativo da parte dell’organismo di proseguire indisturbato il lavoro di ripristino dei tessuti coinvolti.
Ma, col perdurare dello stimolo doloroso, al passare del tempo s’innesca quella condizione che tecnicamente viene chiamata MEMORIA FASCIALE (memoria neuro-muscolo-connettivale).

Nell’osservazione CRANIO SACRALE, attraverso l’ascolto della fluidità dei tessuti, siamo in grado di percepire quanto appena descritto come un insieme di “perturbazioni” e limitazioni di questa fluidità: chiamiamo questa condizione LESIONE ENERGETICA.
In che modo l’insieme dei tessuti mantiene questo tipo di lesioni? Se proviamo ad immaginare il complesso del nostro organismo come una sorta di PLASMA che assume densità maggiori o minori a seconda della concentrazione di ENERGIA ELETTROMAGNETICA, possiamo intenderlo come un FLUIDO in cui le cellule galleggiano.
Nel tentativo di evitare il fastidio percepito, il nostro corpo si “arrotola” su se stesso mantenendo atteggiamenti difensivi, posture antalgiche, che possiamo quindi considerare come ADDENSAMENTO dell’energia in quelle aree coinvolte dal problema.

Attraverso l’utilizzo RAFFINATO dei nostri sensi siamo in grado di sentire, oltre che percepire queste limitazioni del fluire in quelle aree precise e definite.
Cosa s’intende per uso raffinato dei nostri sensi? Noi siamo abituati a considerare tali sensi in modo esclusivamente fisico;  in realtà è un’idea limitante.  
Concetti quali “visione intuitiva”, preveggenza, e simili, sono espressione della nostra capacità di percepire la realtà su DIMENSIONI DIFFERENTI, che non considerano solo il mondo fisico.            
Ognuno, in qualche occasione nella sua vita, può riconoscere di aver avuto una percezione, di aver sentito una voce, di aver avuto un’intuizione di qualcosa che stava per accadere, aldilà dello “standard” chiamato realtà.

Allo stesso modo il nostro SENSO DEL TATTO può essere ampliato, amplificato fino a percepire sensazioni più sottili: questo ci permette di essere in grado di percepire questi campi elettromagnetici.
Nella nostra società civilizzata è difficile andare oltre lo “spettro del visibile”: attraverso l’educazione la nostra mente viene condizionata a farci credere solo a ciò che è “vero” o meglio identificabile in un linguaggio comune riconosciuto.
La capacità di percepire i campi elettromagnetici ci è data nel momento che usciamo dal limite comune del senso del tatto allargando i nostri orizzonti al sentire le differenze di densità, percependole, tra i vari tessuti presi in esame: per poter fare questo è indispensabile, oltre alla sensibilità raffinata, un’adeguata conoscenza anatomica e fisiologica.

Sapete qual è la condizione essenziale per questo tipo di approccio al Cranio Sacrale? L’INATTIVITA’!

La capacità di entrare in ascolto totale, lasciando che le cose avvengano, vuol dire essere continuamente all’ascolto di micro-variazioni elettromagnetiche e, ad ogni variazione, continuare a mantenere questo contatto totale, oltre che con le mani sull’area trattata, con un atteggiamento mentale di PASSIVITA’ VIGILE che si può riassumere così: fare da testimone di ciò che sta accadendo, con la massima attenzione, senza “inquinare la scena del crimine”, rimanendo al proprio posto permettendo all’organismo di fare la sua mossa nel modo e tempo necessario.

Questa condizione permette alla persona di liberare quelle tensioni emotive non elaborate, della quale la postura antalgica/memoria fasciale è il risultato espressivo impresso nel corpo, favorendo una nuova circolazione di energia determinante un cambiamento percettivo su più livelli (emotivo, mentale, fisico) favorente il rilascio delle memorie fasciali, uscendo dal circolo vizioso, aprendosi al circolo virtuoso della vita.

Luca Bartolini


La mente "socioculturale" (seconda parte)

o   FISIOLOGIA ORDINARIA E STRAORDINARIA 


Immagine creata da Mauro Sartorio
 
Al sopraggiungere di un evento inaspettato (shock biologico), che coglie il malcapitato in contropiede,   definito DHS dal dottor Hamer, l’organismo attiva una risposta adattativa finalizzata a garantirsi la sopravvivenza, che coinvolge immediatamente ed in contemporanea i tre livelli: emotivo – cerebrale – organico, innescando la fisiologia straordinaria adeguata a far fronte alla situazione d’emergenza creatasi. Il punto fondamentale da tenere presente è che questa reazione è innescata dalla percezione di quella persona unica (con i suoi imprinting) in relazione a quell’evento. Quindi, l’evento in sé non è causale.

Da quell’istante siamo nella fase attiva dove ci sarà una prevalenza di simpaticotonia con i relativi effetti (la persona dorme poco e/o si sveglia all’una di notte e non riesce a riaddormentarsi se non dopo l’alba; pensieri ricorrenti alla situazione in cui si è venuta a trovare; iper allerta) con il sensato tentativo dell’organismo di risolvere quanto prima la situazione di “emergenza”.


In questo stato di allarme siamo dominati da pensieri e ripetizioni emotive che crediamo siano “normali” e non relativi ad uno stato di allerta. Si crea un circolo dove la realtà non la vedo, o meglio la vedo attraverso delle lenti che la trasformano e la rendono accettabile, ma che mi tengono lontano dalle emozioni e quindi mi danno l'alibi che mi  nega la possibilità di cambiare e di “spostarmi”.

Inaspettatamente, così come è arrivata la DHS, altrettanto inaspettatamente arriverà la soluzione dello shock biologico con la sua prima parte, la PCLa, caratterizzata dall’accumulo di liquidi (fase edematosa) nelle aree coinvolte (cerebrali ed organiche) dalla sensata risposta alla DHS (shock biologico), con l’effetto di una sintomatologia molto intensa.In questa fase troviamo i dolori più fastidiosi, la febbre, mancanza di appetito e di sete, si riposa male, ecc…

Al sopraggiungere della fase chiamata CE (crisi epilettoide) avremo il rilascio dei liquidi dagli edemi: grandi sudate notturne, minzioni abbondanti sono la conferma che stiamo entrando nella seconda parte della soluzione, la PCLB. Questa è la fase cicatriziale della soluzione dove la sintomatologia va migliorando decisamente col passare delle ore, le funzioni tendono alla normalizzazione ed i tessuti coinvolti vanno cicatrizzando il “rimaneggiamento” dovuto alla sensata risposta dell’organismo allo shock biologico.

Da qui si passa poi, a fine lavoro, alla normotonia ritrovata, che si differenzia rispetto alla condizione prima della DHS per due fatti: le cicatrici presenti nei tessuti del corpo e l’esperienza fatta, che “dovrebbe servire ad imparare la lezione”.

Alla fine del processo riparativo della fase di soluzione a seguito dello shock biologico, essendo usciti dai diffusi circoli viziosi dovuti al “non sentirsi ancora bene”, ecco presentarsi il momento giusto per mettersi a tavolino ed andare a vedere/scoprire qual è “lo spigolo dove ho battuto” (DHS), magari per l’ennesima volta: questo mi permette (se sono veramente disposto) di fare quello spostamento dalla “solita traiettoria” infausta ed uscire dalle recidive, che spesso determinano il cronicizzarsi del problema.

Ricordo e sottolineo che un evento inaspettato non può essere “previsto” e che la vita ce ne presenta spesso; il fatto di individuare con precisione, verificabile da tutti, in che “cosa sono inciampato” è di un’importanza capitale: mi permette di uscire dalla posizione di vittima inconsapevole (“non ci posso fare nulla”, “sono sfortunato”) e soprattutto uscire dalla paura che genera il “senso della malattia” così come ci viene trasmesso quotidianamente.




Luca Bartolini

La mente "socioculturale"




Fonte: https://it.rhadrix.it/la-maschera-di-un-attore/


La mente "socioculturale" nasce dalla contraddizione tra ciò che viene chiamata anima (essere/essenziale – espressione - emozione) e la personalità (essere culturale/civile – divieto/limitazione - imprinting).

o   Emozione cosa significa?

L'etimologia della parola emozione è da ricondursi al latino emovère (ex = fuori + movere = muovere) letteralmente portare fuori, smuovere, in senso più lato, scuotere, agitare. Per cui l'emozione, altro non è se non un'agitazione, uno scuotimento, una vibrazione dell'anima...è l’esprimere (dinamica).

o   Imprinting cosa significa?

"Voce inglese, propriamente 'impressione, stampa', derivato di (to) imprint  ‘stampare, imprimere’.  Il termine descrive la fissazione di un istinto innato su un determinato soggetto ed indica perciò un fenomeno ben preciso e limitato" (statica).

L’imprinting, quindi, si rifà all’imprimere, ovvero al fissarsi in maniera indelebile, e si riferisce non ad un apprendimento generico o ad un carattere distintivo, ma a ciò che viene acquisito in maniera irreversibile ed inconsapevole nelle primissime ore di vita o comunque in un’età molto precoce, e che successivamente non potrà più essere recepito.

Da qui inizia la "propria visione del mondo" (percezione) che, insieme agli apprendimenti socio-culturali, determina come "vivo le situazioni che la vita mi presenta". Le mie "credenze" determinano, in buona parte, ciò che per me è "vero" oppure no (anche riguardo alla "malattia").


Come s’instaura questa dicotomia tra anima e personalità?

La persona inizia quindi a reagire in modo inconsapevole, vivendo prevalentemente una vita non in linea con la sua essenza che, non ascoltata e inespressa direttamente, troverà modo di farsi sentire attraverso un malessere che, anch’esso inascoltato, sfocerà in sintomi e/o malanni fisici che determinano un brusco risveglio alla realtà. A volte può essere di utilità questo “fulmine a ciel sereno” e stimolo a prendersi uno spazio per permettersi di dare ascolto a ciò che “bolle in pentola” e riprendere la strada verso l’essere che è in sé.

Purtroppo, molto più diffusamente, quando si manifesta un disagio fisico, “la malattia”, è facile intraprendere una strada, infarcita dalla paura, che non solo allontana ancora di più la persona dalla sua essenza, ma spesso diventa un circolo vizioso di continue recidive che risulta peggiorativo della qualità di vita e può prendere la china verso il baratro, senza che l’interessato se ne capaciti, nell’ignoranza di questi meccanismi umani di funzionamento.


Cosa ci permette di uscire dalla paura della paura?

Conoscere cosa succede nel nostro organismo!

(fine prima parte)

Luca Bartolini

Interruzione attività del blog

Questo blog interrompe la sua attività che continuerà sul sito  Biologia Dinamica Integrata – "Conoscere per essere liberi e sapersi or...